Le paure degli adulti comportano una iper-protezione dei bambini, che impedisce loro di “vivere” la natura e i suoi fenomeni.
Il ricercatore americano Richard Louv, autore del libro “L’ultimo bambino nei boschi: salvare i nostri figli dal disturbo da carenza di Natura”, sostiene addirittura che i disturbi infantili di deficit di attenzione e l’iperattività con cui spesso sono associati (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder, ADHD) siano direttamente riconducibili al “disturbo di deficit di natura”.
Louv è convinto che un bambino che trascorre il 90% del proprio tempo seduto in ambienti chiusi o in auto, fissando un monitor, un libro di esercizi, una LIM o la televisione sia un bambino con una vita non sana. Poco importano il livello della scuola, della dieta e delle attività extrascolastiche.
Giocare in spazi aperti e verdeggianti induce pace, capacità di autocontrollo e autodisciplina: questo è stato confermato dalle ricerche di Louv e di altri studiosi dopo di lui. I risultati ottenuti dagli studi effettuati su bambini provenienti da zone urbane svantaggiate provano che la minima esposizione all’ambiente naturale implementa significativamente le risorse attentive generali e contemporaneamente sviluppa le capacità psicomotorie, favorendo le risorse cognitive di ogni bambino. L’aria aperta e l’assenza di barriere architettoniche permettono la solitudine, il nascondimento, la riflessione e la meta riflessione. I suoni non rimbalzano ma si disperdono, rigenerando le capacità uditive stressate dall’inquinamento acustico. La campagna invita a indugiare, parla dell’attesa, della pazienza e della capacità di fluire coi cambiamenti. Stimola la creatività e l’immaginazione, l’elaborazione di soluzioni alternative.