Per la mia presentazione su questo blog scelgo questa immagine, questo insieme di foto è indicativo della mia persona, del mio atteggiamento e del mio stile di vita.
Volendo dare un nome alla pedagogia da me sviluppata la definirei “della relazione e della costruzione” in primis perché essa stessa si è edificata in me dopo una serie di scoperte ed incontri, si è quindi “costruita” grazie alla “relazione”.
La mia pratica e riflessione sulla formazione ha preso vita inconsapevolmente, in un percorso di vita durante il quale ho incontrato PERSONE che hanno ispirato in me un atteggiamento che ho molto apprezzato, uno stile che pone al centro una comunicazione efficace fatta di ascolto, accoglienza dell’altro e messaggi in prima persona, mi ha colpita piacevolmente perché era in linea con la mia personalità.
La pedagogista che volevo essere ha preso forma e si è consolidata durante un percorso di studi durato cinque anni. In questo periodo, costellato da teoria e prassi educativa ho “incontrato” pensieri di grandi autori e “scienziati della formazione” che ho appuntato e conservato nella mia memoria fino a rendermi conto che andavano tutti nella stessa direzione, seguivano una linea di pensiero simile, per chiarezza espositiva ne citerò alcuni:
L’agire dell’insegnante si configura quale intenzionale, partecipativo, riflessivo, critico, aperto alle differenze, alla continua rivisitazione , messa in discussione , riprogettazione, riproposizione,rispettoso di tutti i punti di vista, attraverso il confronto, avvalendosi di parole autoriali e non autorevoli” (Bachtin)
“L’ambiente sociale è veramente educativo nei suoi effetti, solo fin dove l’individuo partecipa e condivide un’attività comune. Dando il suo contributo nell’attività associata l’individuo fa suo lo scopo che la promuove, si familiarizza con i metodi e il contenuto di essa, acquista l’abilità necessaria ed è pervaso della sua carica emotiva.” (J. Dewey, Democrazia e educazione)
“È un fatto assolutamente incontestabile, indiscutibile ed inconfutabile che la consapevolezza e la volontarietà dei concetti, sono situate interamente nell’area di sviluppo prossimo, cioè compaiono e divengono effettive in collaborazione con il pensiero adulto. (…) Ciò che il bambino sa fare in collaborazione, sarà domani in grado di compiere da solo.” (L.S. Vygotskij, Pensiero e linguaggio. Ricerche psicologiche.)
“Ciò che l’insegnante è, è più importante di ciò che insegna” (S. Kierkegaard)
“Ogni esperienza fatta e subita modifica chi agisce e subisce, e al tempo stesso questa modificazione influenza, lo vogliamo o no, la qualità delle esperienze seguenti“. (J. Dewey, Esperienza e educazione)
“L’insegnamento deve ridiventare non più solamente una funzione, una specializzazione, una professione, ma un compito di salute pubblica: una missione. Una missione di trasmissione. La trasmissione richiede certamente competenza, ma richiede anche, oltre a una tecnica, un’arte. Essa richiede ciò che nessun manuale spiega, ma che Platone aveva già indicato come condizione indispensabile di ogni insegnamento: l’eros, che è allo stesso tempo desiderio, piacere e amore, desiderio e piacere di trasmettere amore per la conoscenza e amore per gli allievi.” (E. Morin, La testa ben fatta).
“Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali.” (Don L. Milani, da Lettera a una professoressa, Libreria editrice Fiorentina)
“La via della nuova educazione non è più agevole dell’antica; essa è più penosa e difficile. E così rimarrà sino a che non avrà raggiunto la maggiore età e questa non sarà raggiunta se non dopo molti anni di seria e attiva collaborazione di tutti coloro che aderiscono a essa.” (J. Dewey, Esperienza e educazione)
“Senza la speranza nell’uomo e nella sua educazione, senza la speranza nel miglioramento dell’infanzia e nell’avvento di generazioni più mature, maggiormente “ricche” e serene, la pedagogia perderebbe il suo stesso diritto all’esistenza.” (M. Corsi, L’eclisse dell’adultità, della promessa, del dono e del perdono.)
“L’idea vive nella coscienza individuale isolata dall’uomo: rimanendo solo in essa, essa degenera e muore. L’idea comincia a vivere, cioè a formarsi, a svilupparsi, a trovare e a rinnovare la sua espressione verbale, generare nuove idee, solo entrando in reali rapporti dialogici con altre idee. Il pensiero umano diventa vero pensiero, cioè idea, solo in condizioni di contatto vivo con un pensiero altrui, incarnato in una voce altrui, cioè in un’altrui coscienza espressa nella parola. Nel punto di contatto tra queste voci-coscienze nasce appunto e vive l’idea.” (M.M. Bachtin, Dostoevskij. Poetica e stilistica.)
Da queste citazioni emerge l’immagine di un insegnante che conosce l’importanza dell’essere persona autentica, della comunicazione non verbale e “dell’esempio”.
Da ciò che ho “raccolto” nel corso del tempo affiora la forma di una pedagogista che pone al centro l’azione e ne riconosce l’importanza, fondando la gran parte delle attività che propone sulla centralità del laboratorio e dell’apprendimento per scoperta.
L’agire didattico ci fa comprendere che la pratica è l’oggetto complesso su cui il sapere didattico può interrogarsi e costruirsi. Dato che è un oggetto complesso, è comprensibile soltanto attraverso logiche olistiche in grado di non frantumarlo. E’ proprio secondo un modello ricorsivo, olistico che riesco a costruire la mia azione.
Dalle citazioni che ho raccolto durante il mio percorso e che “ho cucito” sulla mia pelle da docente vien fuori l’importanza del dialogo, dell’interazione sociale e della valorizzazione di ciò che i discenti già conoscono, dei loro bisogni educativi e delle loro peculiarità, al fine di costruire percorsi che li conducano verso il massimo sviluppo delle loro potenzialità. E’ per questo che definisco la mia pedagogia “della relazione e della costruzione”: la relazione è costitutiva dell’essere persona e rappresenta lo strumento privilegiato del fare educazione, è per suo tramite che ciascuno dei soggetti implicati si arricchisce dell’umanità e delle conoscenze dell’altro e si apre al senso dell’esistenza che è essenzialmente un con – essere. La costruzione è per me elemento fondamentale, la nostra conoscenza della realtà è (come studia Vygotskij) una costruzione individuale e sociale, è per questo che prima di condurre i miei alunni alla scoperta di un concetto parto da tutto quanto loro già conoscono in merito ad esso, è così che il prodotto finale dell’apprendimento sarà frutto del contributo di ciascuno e gli alunni potranno “sentir propria” quella determinata nozione, in quanto costruita insieme.
Durante l’ultimo anno della mia carriera mi sono confrontata ed ho lavorato con altre insegnanti sia mettendomi in discussione ma anche con la sicurezza che viene da fondamenta solide costruite durante quello che ritengo un buon percorso formativo.
Seppur avverto un senso di “appartenenza” alla mia pedagogia in quanto formatasi insieme alla mia persona, ho anche un profondo convincimento: in una realtà così complessa essa deve continuamente interrogarsi e confrontarsi. Questa è una consapevolezza che ho raggiunto quando dinnanzi ad una bambina con disabilità ho avvertito un senso di inadeguatezza, è stata proprio questa sensazione il motore che mi ha condotta a ricercare, a “darmi da fare”, insegnandomi che sentirsi “adeguatamente inadeguati” talvolta ci permette di crescere, di essere flessibili, di guardare alle teorie senza assolutizzarle e di conservare un senso di stupore dinanzi ad un bambino che con tutte le sue difficoltà resta un capolavoro.
ANGELA ORLANDO ☀️