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DSA: attività per prevenire il rischio

Negli ultimi anni abbiamo avuto in Italia un incremento delle diagnosi di disturbi specifici dell’apprendimento, con l’innalzamento del numero di casi abbiamo uno sfociare delle teorie che indagano le cause di questo fenomeno. Per il momento ci sono diverse correnti di pensiero, ve ne presenterò alcune che dilagano nel web:

-C’è chi ritiene che i DSA non siano in realtà in aumento ma semplicemente c’è più informazione a riguardo. “Fino a quindici anni fa in Italia quasi nessuno sapeva cosa fosse la dislessia. Eppure i dislessici esistevano, così come i discalculici, i disgrafici, i disortografici. Sarebbe infatti irragionevole pensare che la dislessia sia comparsa dal nulla quindici anni fa solo perché ha cominciato ad essere diagnosticata. Quando si è cominciato a parlare di dislessia e ad effettuare le prime diagnosi, il problema è venuto alla luce. E’ quindi naturale che nei primi anni ci sia stato un aumento esponenziale dei casi di dislessia diagnosticata, che non ha nulla a che fare con un aumento reale dei casi.”

-C’è poi chi attribuisce le cause di un ipotetico aumento dei DSA alla diffusione della tecnologia digitale. “Nel 1997 solo i professionisti possedevano un telefono cellulare. Nel 2002 tutti i ragazzi delle scuole superiori ne avevano uno e comunicavano via SMS; nel 2007 scattavano fotografie con il telefonino. Oggi un bambino a sette anni sa usare il cellulare meglio dei suoi genitori, a dieci utilizza applicazioni di messaggistica tramite rete internet, a dodici fa filmati e crea semplici montaggi, inviandoli poi a decine di amici. Viviamo in un mondo in cui “però” si scrive “xò”, in cui “ti voglio bene” si dice TVB e un bacio si manda con una faccina, un mondo in cui un messaggio senza emoticon genera subito la domanda “ma sei arrabbiato?”, un mondo in cui invece di scrivere in chat è possibile registrare un messaggio vocale e inviarlo istantaneamente.
L’aver sostituito le lettere con le immagini già di per se comporta una maggiore difficoltà nel decodificare i grafemi rispetto al passato.”

-Ci sono poi coloro i quali affermano che i bambini di oggi sono tutti pigri ed abituati ad avere tutto e subito. “Nell’epoca dell’usa e getta tutto è dato senza attesa, confezionato e pronto per essere consumato, esattamente come un’icona che dice tutto e subito, senza bisogno di uno sforzo intellettuale per essere decodificata. Imparare a leggere invece richiede pazienza, costanza, capacità di sopportare le frustrazioni e di perseverare nonostante i fallimenti. Tutte cose che i bambini di oggi sanno fare sempre meno, che siano dislessici o no.”

-Infine ci sono gli scettici, quelli che ritengono che in realtà sia tutto un “marciarci su” e i dislessici in Italia siano solo frutto di false diagnosi.

A noi che nella scuola operiamo le cause interessano poco, quello che ci preme è rimboccarci le maniche e far qualcosa. A mio parere la teoria della diffusione del digitale è quella più fondata, anni fa sin da piccoli i bambini erano esposti a stimoli differenti rispetto a quelli attuali (manipolavano gli oggetti più svariati, costruivano, si nutrivano talvolta di sana noia…) e per quel che so, lo sviluppo delle abilità del bambino è strettamente connesso a tutto ciò che egli vive sin dalla nascita.
Attualmente molti bambini sin dai primi mesi di vita già cliccano su un dispositivo digitale, a discapito di attività che possono favorire lo sviluppo oculo manuale o la coordinazione motoria generale. Bambini sempre più “statici” che muovono poco le loro mani ed il loro corpo.
Per prevenire tutto questo e andare in contro a questa esigenza è necessario che sin dalla scuola dell’infanzia ci sia un incremento delle attività che portano il bambino a muoversi, seguire percorsi, camminare lungo linee e sviluppare la manualità nei modi più divertenti, perché una cosa è certa: tutto ciò che arriva al cervello passa attraverso il corpo. Il bambino ottiene la maggior parte delle sue cognizioni mediante le attività del suo corpo prima di apprendere a lavorare sistematicamente con l’intelletto.

Per queste ragioni vi propongo una serie di immagini che raffigurano attività da fare a scuola ma anche a casa!:

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Angela Orlando ☼

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Come creare fingers, puppets o marionette per dita racconta storie: il brutto anatroccolo

Quest’anno, durante una giornata scolastica, mi sono ritrovata a raccontare ai bambini della scuola dell’infanzia la storia di cappuccetto rosso prendendo in prestito i puppets di una collega. La mia sorpresa è stata immediata: 30 bambini di quattro anni tutti concentrati e coinvolti all’ascolto, ebbene sì! credo proprio che queste marionette per dita siano una bella invenzione!

Così ho deciso di procurarmene alcune, girando sul web ho scoperto che di economiche non ce ne sono! Ecco l’idea: le creo io! Come prima storia scelgo quella che ha un po’ caratterizzato la mia infanzia: il brutto anatroccolo! Che è anche una bella fiaba educativa!

MATERIALE:

-panno lenci di color: bianco, giallo, arancione, grigio

-occhi mobili piccoli

-stoffe da riciclo per ulteriori dettagli (cappello di mamma papera, foulard..)

-colla a caldo (da come potete capire è la mia migliore amica di creazioni :))

-forbici

-pennarello nero

PROCEDIMENTO:

-ritagliate una sagoma per ogni personaggio da realizzare, riportatela in doppio (dovrete ottenere un davanti e un dietro per inserire il vostro dito nella marionetta) sul panno lenci e ritagliate. Per la misura della base di ogni finger calcolate quella del vostro dito medio più 2 centimetri che sarà lo spazio che occuperà la colla; ecco le sagome:

brutto anatroccolo sagome

 

-Una volta ottenute le doppie sagome in panno lenci occupatevi di incollare l’una sull’altra apponendo la colla a caldo lungo il bordo, ATTENZIONE lasciate senza colla il bordo inferiore di ogni finger! Vi servirà per inserire il dito. Quando la colla si sarà asciugata, volendo, potete inserire un po’ di ovatta nel vostro finger che con una matita potete far scivolare nella testa dei personaggi per creare maggiore volume.

-Infine apponete con la colla a caldo gli occhi mobili, il becco degli anatroccoli ed eventuali dettagli che volete aggiungere ai vostri pupazzetti per dita.

I bambini li adoreranno e riuscirete a coinvolgere la loro attenzione a pieno!

 

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Come realizzare una macchina delle addizioni

 

La matematica come la conosciamo è una matematica umana, un prodotto della mente umana. Da dove proviene la matematica? Proviene da noi! Noi la creiamo, ma non è arbitraria, ossia non è una semplice costruzione sociale contingente dal punto di vista storico. Ciò che rende la matematica non arbitraria è che essa utilizza i meccanismi concettuali di base della mente embodied, come essa si è
evoluta nel modo reale. La matematica è un prodotto della capacità neurali dei nostri cervelli, della natura dei nostri corpi, della nostra evoluzione, del nostro ambiente e della nostra lunga storia sociale e culturale. (Lackoff, Núñez)

Insegnare la matematica ai bambini e alle bambine attraverso il corpo e l’azione è quanto di più adatto alla matematica e alla mente del bambino ci possa essere.

Questa macchina delle addizioni permette ai bambini di comprendere attraverso semplici azioni il profondo significato di questa operazione, l’unione di un certo numero di oggetti diventa così altamente significativo.

Crearla è molto semplice, basterà procurarsi:

-due bottiglie vuote d’acqua

-cartoncini colorati

-due scatole

-forbici

-pedine

-base di cartone

-colla a caldo

-due contenitori in plastica (vasetti di yogurt, vaschette per gelato o simili)

-bustine trasparenti

-numeri in cartoncino

Procedimento:

-Ritagliate due bottiglie d’acqua in questo modo:

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-Ricopritele incollando con la colla a caldo con il cartoncino del colore che preferite:

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-Ricoprite con del cartoncino colorato anche una scatola dopo averla privata della base superiore ed inferiore; incollate al piano in cartone la scatola e al suo interno inserite (incollandole) le due bottiglie in questo modo:

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-create con del cartoncino dello stesso colore di quello che avete utilizzato per ricoprire le due bottiglie, un cilindro da porre al di sotto della scatola con su inserite le due bottiglie; in questo modo le pedine che saranno inserite nelle due bottiglie convergeranno nello stesso punto unendosi e cadranno in una scatolina che apponiamo (incollandola con la colla a caldo) al di sotto della nostra creazione precedente.

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-creiamo il segno + da attaccare tra i due cilindri (bottiglie) e il segno = da apporre sulla scatolina nelle quale cadranno tutte le nostre pedine.

Abbelliamola come più ci piace!

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Fate divertire i vostri bambini!

Angela Orlando ☼

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The birth of creativity…

VIGNETTA FINALE

Vi presento una vignetta creata da me raffigurante quella che secondo me è la nascita della creatività!

  1. Tutto prende avvio dal contatto con l’ambiente e le persone che ci circondano, se liberiamo i nostri sensi e lasciamo “contaminare” la nostra mente da ciò che più ci attrae e che è in linea con ciò che amiamo allora si passa alla fase 2 =>
  2. La nostra mente coglie gli input che arrivano dall’esterno, sistematizza, connette, recupera dalla memoria ciò che avevamo accantonato e produce una nuova IDEA;
  3. L’idea che è stata così prodotta la sentiamo nostra, ci appartiene, l’abbiamo costruita nel tempo, grazie alle relazioni e alle scoperte, ciò ci motiva e ci porta a ricercare, a procurarci gli strumenti ed i mezzi per dar VITA a quell’idea, per renderla CONCRETA. Così IL PENSIERO DIVENTA AZIONE e questo è quanto di più creativo conosco fino ad ora;
  4. Abbiamo costruito qualcosa che è evoluto insieme a noi, questo ci pervade di una carica emotiva positiva, produce gioia e ci rende soddisfatti.

Fate vivere questi sentimenti ai vostri bambini, provate a viverli in primis voi, liberate il vostro pensiero creativo!

Un impegno intenso è lo stato emotivo più piacevole, soddisfacente e dotato di significato che possiamo sperimentare.  ( McGonigal)

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Inventastorie! Una prima attività per stimolare la creatività dei bambini

La creatività è contagiosa. Trasmettila.
(Albert Einstein)

L’attività che vi presenterò diverte molto sia grandi che piccini, l’ho proposta sia ai bambini di scuola primaria che a quelli di scuola dell’infanzia ed è molto semplice.

Secondo una didattica di tipo laboratoriale e basata sulla cooperazione si possono dividere i bambini e le bambine in gruppi da 4 o 5;

Ogni gruppo pescherà da un sacchetto che avremmo precedentemente creato 2 o 3 icone raffiguranti i protagonisti della storia che inventeranno loro stessi.

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Lasciate i bambini liberi di inventare! Con pochi stimoli che lasciano tanto spazio alla loro grande immaginazione che vi stupirà!

Per meglio strutturare il gruppo e lavorare sul rispetto delle regole è possibile anche affidare un compito preciso a ciascun componente (per esempio: chi pesca l’immagine, chi scrive la storia o la detta, chi sceglie l’ambientazione ecc…)

L’attività termina con una condivisione a tutta la classe/sezione delle storie inventate da ciascun gruppo.

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Questa attività può essere declinata diversamente e in più ambiti disciplinari, potete coinvolgere i bambini e le bambine nella creazione di oggetti, strumenti e tanto altro!

Buon divertimento!

Se realizzate questa attività o ne prendete spunto per realizzarne altre, potete mostrarmi foto/risultati sulla mia pagina Facebook : https://www.facebook.com/creazionidimaestra/

E’ bello condividere ed arricchirsi reciprocamente! Grazie!

Angela Orlando ☼

Pubblicato in: #decorazioni

Come creare decorazioni autunnali per la scuola

L’autunno è la stagione in cui molte attività si riprendono, per darci la giusta carica la natura ci accompagna con la straordinaria bellezza dei suoi colori caldi e delle sue splendide foglie che in questo periodo sembrano fiori!

Nella scuola dove insegno a darci la carica dal 21 settembre c’è la fatina da me creata con fogli colorati e materiale da riciclo! Ve la presento:

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Per dar vita a questa fatina ho utilizzato:

-un cartellone rosa chiaro 70×100;

-fogli A4 di color: giallo ocra, arancione e rosso;

-foglie finte (io le ho riciclate da fiori finti che avevo in casa ma si possono anche acquistare presso negozi addetti a materiale decorativo);

-stoffa di colore giallo e rosso (io avevo del tulle);

-pennarelli;

-glitter color oro per la bacchetta magica a forma di foglia;

-colla a caldo e vinilica.

Realizzare questa fatina è davvero semplice, ma la cosa che adoro di più è che possiamo trasformarla a seconda della stagione cambiando semplicemente la sua gonna e qualche accessorio. Avremmo così lavorato in un’ottica di riciclo che fa bene al nostro amato Pianeta ♥ e avremmo risparmiato tempo 🙂

Procedimento:

-disegnate sul cartellone rosa la sagoma di una figura femminile con testa, collo, braccia, mani e gambe (io ho preferito dare l’idea di una fatina in volo leggermente girata verso destra). Se non siete abili nel disegno potete scaricare da google una sagoma femminile.

-ritagliate la sagoma; disegnate occhi,naso e bocca con i pennarelli; ritagliate su fogli A4 giallo ocra delle ciocche di capelli da assemblare tra loro con la colla a caldo; ritagliate su un foglio A4 arancione il corpetto della nostra fatina e su un foglio A4 rosso le scarpette da ballerina; ritagliate infine su uno scarto di cartoncino marrone un piccolo ramo che sarà la base della bacchetta magica per la nostra fatina.

-assemblate con la colla tutte le parti del corpo ottenute fino ad ora e poi divertitevi ad incollare ritagli di stoffa per creare la gonna della fatina in modo davvero realistico ed attaccate un po’ di foglie qua e là.

-il tocco magico della fatina è ovviamente la sua bacchetta! Sul ramo ottenuto dal cartoncino color marrone attacchiamo una foglia che cospargeremo di colla vinilica (aiutandoci con un pennello) e brillantini dorati!

-la fatina è pronta per portar gioia alle nostre giornate autunnali!

Di seguito vi mostro le altre decorazioni autunnali realizzate sempre con la tecnica del cartoncino, della colla e dell’assemblaggio!

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Sagoma degli uccellini

Sagoma della civetta

Sagoma foglie autunnali

Sagoma casina per uccelli

Angela Orlando ☼

Pubblicato in: Presentazione

Mi presento: io e la “mia” pedagogia :)

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Per la mia presentazione su questo blog scelgo questa immagine, questo insieme di foto è indicativo della mia persona, del mio atteggiamento e del mio stile di vita.

Volendo dare un nome alla pedagogia da me sviluppata la definirei “della relazione e della costruzione” in primis perché essa stessa si è edificata in me dopo una serie di scoperte ed incontri, si è quindi “costruita” grazie alla “relazione”.
La mia pratica e riflessione sulla formazione ha preso vita inconsapevolmente, in un percorso di vita durante il quale ho incontrato PERSONE che hanno ispirato in me un atteggiamento che ho molto apprezzato, uno stile che pone al centro una comunicazione efficace fatta di ascolto, accoglienza dell’altro e messaggi in prima persona, mi ha colpita piacevolmente perché era in linea con la mia personalità.
La pedagogista che volevo essere ha preso forma e si è consolidata durante un percorso di studi durato cinque anni. In questo periodo, costellato da teoria e prassi educativa ho “incontrato” pensieri di grandi autori e “scienziati della formazione” che ho appuntato e conservato nella mia memoria fino a rendermi conto che andavano tutti nella stessa direzione, seguivano una linea di pensiero simile, per chiarezza espositiva ne citerò alcuni:

L’agire dell’insegnante si configura quale intenzionale, partecipativo, riflessivo, critico, aperto alle differenze, alla continua rivisitazione , messa in discussione , riprogettazione, riproposizione,rispettoso di tutti i punti di vista, attraverso il confronto, avvalendosi di parole autoriali e non autorevoli” (Bachtin)

“L’ambiente sociale è veramente educativo nei suoi effetti, solo fin dove l’individuo partecipa e condivide un’attività comune. Dando il suo contributo nell’attività associata l’individuo fa suo lo scopo che la promuove, si familiarizza con i metodi e il contenuto di essa, acquista l’abilità necessaria ed è pervaso della sua carica emotiva.”  (J. Dewey, Democrazia e educazione)

“È un fatto assolutamente incontestabile, indiscutibile ed inconfutabile che la consapevolezza e la volontarietà dei concetti, sono situate interamente nell’area di sviluppo prossimo, cioè compaiono e divengono effettive in collaborazione con il pensiero adulto. (…) Ciò che il bambino sa fare in collaborazione, sarà domani in grado di compiere da solo.” (L.S. Vygotskij, Pensiero e linguaggio. Ricerche psicologiche.)

“Ciò che l’insegnante è, è più importante di ciò che insegna” (S. Kierkegaard)

Ogni esperienza fatta e subita modifica chi agisce e subisce, e al tempo stesso questa modificazione influenza, lo vogliamo o no, la qualità delle esperienze seguenti“. (J. Dewey, Esperienza e educazione)

“L’insegnamento deve ridiventare non più solamente una funzione, una specializzazione, una professione, ma un compito di salute pubblica: una missione. Una missione di trasmissione. La trasmissione richiede certamente competenza, ma richiede anche, oltre a una tecnica, un’arte. Essa richiede ciò che nessun manuale spiega, ma che Platone aveva già indicato come condizione indispensabile di ogni insegnamento: l’eros, che è allo stesso tempo desiderio, piacere e amore, desiderio e piacere di trasmettere amore per la conoscenza e amore per gli allievi.” (E. Morin, La testa ben fatta).

“Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali.”  (Don L. Milani, da Lettera a una professoressa, Libreria editrice Fiorentina)

“La via della nuova educazione non è più agevole dell’antica; essa è più penosa e difficile. E così rimarrà sino a che non avrà raggiunto la maggiore età e questa non sarà raggiunta se non dopo molti anni di seria e attiva collaborazione di tutti coloro che aderiscono a essa.” (J. Dewey, Esperienza e educazione)

Senza la speranza nell’uomo e nella sua educazione, senza la speranza nel miglioramento dell’infanzia e nell’avvento di generazioni più mature, maggiormente “ricche” e serene, la pedagogia perderebbe il suo stesso diritto all’esistenza.” (M. Corsi, L’eclisse dell’adultità, della promessa, del dono e del perdono.)

L’idea vive nella coscienza individuale isolata dall’uomo: rimanendo solo in essa, essa degenera e muore. L’idea comincia a vivere, cioè a formarsi, a svilupparsi, a trovare e a rinnovare la sua espressione verbale, generare nuove idee, solo entrando in reali rapporti dialogici con altre idee. Il pensiero umano diventa vero pensiero, cioè idea, solo in condizioni di contatto vivo con un pensiero altrui, incarnato in una voce altrui, cioè in un’altrui coscienza espressa nella parola. Nel punto di contatto tra queste voci-coscienze nasce appunto e vive l’idea.” (M.M. Bachtin, Dostoevskij. Poetica e stilistica.)

Da queste citazioni emerge l’immagine di un insegnante che conosce l’importanza dell’essere persona autentica, della comunicazione non verbale e “dell’esempio”.

Da ciò che ho “raccolto” nel corso del tempo affiora la forma di una pedagogista che pone al centro l’azione e ne riconosce l’importanza, fondando la gran parte delle attività che propone sulla centralità del laboratorio e dell’apprendimento per scoperta.

L’agire didattico ci fa comprendere che la pratica è l’oggetto complesso su cui il sapere didattico può interrogarsi e costruirsi. Dato che è un oggetto complesso, è comprensibile soltanto attraverso logiche olistiche in grado di non frantumarlo. E’ proprio secondo un modello ricorsivo, olistico che riesco a costruire la mia azione.

Dalle citazioni che ho raccolto durante il mio percorso e che “ho cucito” sulla mia pelle da docente vien fuori l’importanza del dialogo, dell’interazione sociale e della valorizzazione di ciò che i discenti già conoscono, dei loro bisogni educativi e delle loro peculiarità, al fine di costruire percorsi che li conducano verso il massimo sviluppo delle loro potenzialità. E’ per questo che definisco la mia pedagogia “della relazione e della costruzione”: la relazione è costitutiva dell’essere persona e rappresenta lo strumento privilegiato del fare educazione, è per suo tramite che ciascuno dei soggetti implicati si arricchisce dell’umanità e delle conoscenze dell’altro e si apre al senso dell’esistenza che è essenzialmente un con – essere. La costruzione è per me elemento fondamentale, la nostra conoscenza della realtà è (come studia Vygotskij) una costruzione individuale e sociale, è per questo che prima di condurre i miei alunni alla scoperta di un concetto parto da tutto quanto loro già conoscono in merito ad esso, è così che il prodotto finale dell’apprendimento sarà frutto del contributo di ciascuno e gli alunni potranno “sentir propria” quella determinata nozione, in quanto costruita insieme.

Durante l’ultimo anno della mia carriera mi sono confrontata ed ho lavorato con altre insegnanti sia mettendomi in discussione ma anche con la sicurezza che viene da fondamenta solide costruite durante quello che ritengo un buon percorso formativo.

Seppur avverto un senso di “appartenenza” alla mia pedagogia in quanto formatasi insieme alla mia persona, ho anche un profondo convincimento: in una realtà così complessa essa deve continuamente interrogarsi e confrontarsi. Questa è una consapevolezza che ho raggiunto quando dinnanzi ad una bambina con disabilità ho avvertito un senso di inadeguatezza, è stata proprio questa sensazione il motore che mi ha condotta a ricercare, a “darmi da fare”, insegnandomi che sentirsi “adeguatamente inadeguati” talvolta ci permette di crescere, di essere flessibili, di guardare alle teorie senza assolutizzarle e di conservare un senso di stupore dinanzi ad un bambino che con tutte le sue difficoltà resta un capolavoro.

 

ANGELA ORLANDO ☀️